Guzzanti ha concesso la fiducia al Governo.
E’ in questi momenti che si pesa la gente. Al momento cruciale. E’ tornato il signor Mitrokin, quelllo che a tutti costi doveva portare un osso al padrone. Dopo un lungo periodo di ritiro mignottocratico, dove ha chiamato porco silviuccio da capaci, gli ha riportato l’osso del voto di fiducia.
Antonio Razzi acclamato, anche scilipoti. Molti di loro dovranno rispondere alla magistratura, anzi proprio razzi ha fatto dichiarzazioni nel peroido di indecisione da codice penale. E’ su you tube.
Di queste istituzioni non mi fido. Il voto è relativo. Gli interessi e la volontà vera del nostro popolo non è certamente quella del duce che ci tiene in ostaggio da 4 lustri per salvarsi dal carcere.
Non mollerà, è potente, è il più ricco di italia, ha accumulato fortune occulte che nemmeno immaginiamo proprio all evenienza.
C’è poco da fare sono gli ultimi minuti ma la sensazione che mi pervade è di gran pessimismo. Mi aspetto da un momento all’altro l’annuncio che non è passata la sfiducia, seguo la diretta dalla camera con apprensione, ascolto i nomi uno per uno, e penso che ognuno d quei deputati non ci deve nulla. Deve tutto al padrone del partito che lo ha candidato, e non voterà mai di coscienza.
Tutto questo va cambiato. Non è possibile che questo popolo non riesce a capire chi è Berlusconi e cosa rappresenta.


Non rinnego lo spirito con cui ho lavorato – si legge nella lettera – ma, dato che non hai saputo o voluto essere leale, ho deciso di non fare più parte della tua squadra”. Perché “da te, caro Antonio, ho ricevuto solo mortificazioni». «Ho sopportato la tua indifferenza ai miei sforzi di essere all’altezza, le mortificazioni e le offese più o meno esplicite sul mio conto», è un altro passaggio della lettera di Razzi, per il quale gli anni con l’ex magistrato “hanno rappresentato solo sofferenze e mia moglie ne sa qualcosa per essersi ammalata a causa delle mortificazioni procuratemi dal tuo comportamento. Caro Antonio, non sono Pietro Micca. Non sono quello che lancia la stampella contro il nemico e decide di soccombere“, aggiunge Razzi confondendo il militare sabaudo che si fece saltare in aria per impedire ai francesi di conquistare Torino nel 1706 con Enrico Toti, eroe italiano della Prima guerra mondiale. “Quello che però non accetto – è lo sfogo del parlamentare – è la convinzione che tu hai di essere al di sopra dell’uomo Razzi, sempre e comunque, dimenticando che quest’uomo ha vissuto una vita, una sola moglie, creato una famiglia, avuto dei figli e oggi ha dei nipoti”.


LECCE (8 maggio 2010) – Continuava a percepire pensioni intestate alla madre morta nel 1999 all’età di 85 anni: il figlio, Franco Valentino Pedali, di 61 anni, originario di San Donaci, in provincia di Brindisi, residente a Lecce, ha continuato ad incassare regolarmente la pensione di 1.150 euro mensili.

L’italietta di Silviuzzo da Capaci non finirà mai di stupirci. Del resto è facile non stupirci, basta fare due più due. Nessun capoparanza all’interno del parlamento può sentirsi al sicuro con questa legge elettorale. Il capo sceglie i suoi fedeli e li fa eleggere. Deputati e Senatori vengono scelti sulla base della loro capacità a dire “SI” (nel mondo Anglosassone li chiamano Yesmen). Non sono obbligati a rispettare un volere popolare, e nel mondo di Silviuzzo, dove ogni uomo ha il suo prezzo, questa situazione è devastante. Basta cambiare padrone.

Il 14 dicembre è la data faditica. Gli hanno concesso troppo tempo. In tutti questi giorni Silviuzzo ha messo in moto i suoi mezzi di propaganda, e striscia come un serpente tra gli animi avidi e corrotti di chi, invece, dovrebbe mantenere fermi i suoi principi, e mandare a casa quello che Guzzanti ha definito “IL PORCO”.

Tre, in movimento in queste ore. Il coordinatore Verdini (il signor menefrego di Napolitano), appunto, il tesoriere del Pdl Rocco Crimi e una seconda fila ma molto attiva, il campano Mario Pepe. La triade, stando alle informazioni acquisite da autorevoli fonti interne al partito, si muove a tenaglia sugli obiettivi, con funzioni e assunzioni di impegni diversificati. Al pari di Pepe, altri si muovono nell’acquario di Montecitorio. Daniela Santanché, per gli avversari il “Luciano Moggi” del calciomercato, e il ministro Elio Vito. Francesco Pionati e Saverio Romano sugli amici dell’Udc dal quale provengono.

Non vi è traccia, né mai ve ne sarà di passaggio di denaro. “I 350-400 mila euro di cui si parla è il corrispettivo in 3-5 anni di una consulenza col partito o col gruppo – racconta dietro anonimato chi ha ricevuto e rifiutato – Il sistema è collaudato: ti propongono di indicare il nome di un amico, un parente col quale stipulare subito il contratto, che si aggira attorno ai 100 mila euro lordi l’anno, per più anni”. Cosa ne faccia il “prestanome” del compenso, a chi giri quei soldi, non è affare dell’offerente. “La consulenza poi può passare a tuo nome a fine legislatura – continua nel racconto il deputato – in caso di mancata rielezione”. Perché la ricandidatura è la prima offerta avanzata, ma nessuno, nemmeno il leader può garantirla. Poche settimane fa Repubblica aveva pubblicato il contratto di consulenza col gruppo Pdl che due ex parlamentari transitati a Forza Italia a fine 2007, Marco Pottino e Albertino Gabana, hanno stipulato dopo la mancata rielezione. Compenso, tuttora percepito: “120.516 euro l’anno al lordo delle ritenute”.